V Domenica di Quaresima: la Croce coperta

Fino a qualche anno fa, nella V Domenica di Quaresima, ossia quella immediatamente precedente alla Domenica delle palme, venivano velate le croci e le immagini sacre, fino alla veglia di Pasqua. 

Non abbiamo notizie certe circa l'inizio di questa pratica, ma sappiamo che si tratta di un rito molto antico, forse risalente al sec. IX o forse un retaggio della separazione dei penitenti pubblici nella chiesa [1]. Tuttavia,  la regola della "Velatio" al tempo della Passione è venuta più tardi e non appare prima della pubblicazione del Cerimoniale dei Vescovi nel XVII secolo.

Nella lettera della Congregazione per il culto divino - Paschalis sollemnitatis del 1988 - si legge che “l’uso di coprire le croci e le immagini nella chiesa dalla domenica V di Quaresima può essere utilmente conservato secondo il giudizio della conferenza episcopale. Le croci rimangono coperte fino al termine della celebrazione della passione del Signore il Venerdì Santo; le immagini fino all’inizio della Veglia Pasquale”. 

Nello svelare le immagini prima della Veglia di Pasqua, la liturgia cattolica ci permette di capire che attualmente viviamo in un mondo “velato”, in esilio rispetto alla nostra vera dimora, ma solo con la nostra morte il velo verrà sollevato e saremo finalmente in grado di vedere la bellezza di tutto ciò che c’è nella nostra vita.

Ma non solo. Il crocifisso viene avvolto con un panno violaceo [2], al fine di valorizzare il tempo quaresimale e meditare, senza alcuna distrazione esterna, sulla nuda Croce, speranza di salvezza e di redenzione. Infatti, la Croce non può diventare qualcosa di consueto, di ordinario, qualcosa davanti a cui si passa inosservatamente. Pertanto, la Chiesa ci invita a riscoprire la Croce, a stupirci ancora di questo simbolo che, per i primi cristiani, era un segno scandaloso.

Oggi più che mai, corriamo il rischio di assuefarci alla croce: l'abbiamo vista appena nati, appesa ai muri delle nostre case, l'abbiamo vista nei rosari sgranati dalle nostre nonne, ma anche in chiesa, a scuola.

Questo è il tempo favorevole per riscoprire e stupirci nuovamente della strada dolorosa che Gesù ha percorso per la nostra salvezza.

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[1]  I penitenti pubblici erano i fedeli che si erano resi colpevoli di gravi peccati dopo il Battesimo. Questi, dopo un periodo di penitenza, nel periodo precedente la Pasqua, venivano riammessi alla comunione la mattina del Giovedì Santo, con un apposito rito. Nel tempo, poi, tutti i cristiani furono assimilati ai penitenti pubblici, nella consapevolezza della necessità per tutti di un tempo di penitenza in preparazione alla Pasqua del Signore. Così cominciò a diffondersi l’abitudine di nascondere ai fedeli l’altare maggiore, per mostrare visivamente gli effetti del peccato, che rompe la comunione con il Signore e ne oscura la visione. (Fonte: Cooperatores Veritatis, blog di liturgia).

[2]  Il giovedì santo la croce dell’altare maggiore, per il tempo della Messa, si copre con un velo bianco, mentre per il venerdì santo è prescritto il colore rosso.

M. M.