gli affreschi

Una volta completata il nuovo edificio, nel 1942 Mario Prayer ne affrescò le volte, dopo aver studiato, nella sua mente, delle scene e delle immagini che si adattassero al Tempio, facendo anche tesoro dei suggerimenti che gli vennero dall'allora Rettore del Santuario padre Pietro Cravero I.M.C.
Padre Cravero, prima di accingersi alla grande opera di decorazione del Santuario, si rivolse all'allora Soprindente ai Monumeti e alle Gallerie di Puglia e Basilicata, il dottor Alfredo Barbacci.

Costui, in risposta ad una lettera del Rettore del 27 luglio 1941, rispose: "Per la decorazione della vostra chiesa, che consiglio sobria, potete rivolgervi al pittore e decoratore Mario Prayer, col quale potete accordarvi per un sopralluogo". Il 16 febbraio 1942, padre Cravero comunicò al Prayer che il progetto da lui fatto per la realizzazione del ciclo pittorico della Basilica era stato approvato.

Il pittore, prima di accingersi alla decorazione, divise il suo lavoro in tre lotti:

  1. Abside, presbiterio, ambulacro e lunette delle pareti della navata centrale;
  2. Navata centrale, compresa la parete di fondo;
  3. Navate laterali.
Per tutta l'opera fu pattuita la somma di lire 90.000,00.

Egli dipinse per una esigenza dello spirito e per esprimere i suoi sentimenti di amore verso la Madre di Dio. La decorazione del Santuario segnò una tappa molto importante della sua vita. In una lettera del 7 marzo 1942, inviata a padre Cravero, confidò che da quel giorno egli avrebbe dipinto solo soggetti sacri.

E non solo! Nella stessa missiva, l'artista promise di dare il meglio di se' per la realizzazione dell'opera parabitana, chiedendo contestualmente una stanza del convento per alloggiare e prepararsi in tranquillità e solitudine. Tale lettera è conservata nell'archivio della Basilica.

Negli affreschi del Prayer appare l'animo semplice dell'artista che si rivela non solo per le belle immagini dei personaggi, tutti ispirati al mondo popolare e manifestanti una grande fede e un totale abbandono alla volontà di Dio, ma anche per i fiabeschi castelli che riempiono le scene.

Non mancano, poi, le immagini di alta drammaticità, come la Crocifissione, dove Maria appare in tutto il suo dolore, espresso dall'artista nel nero dominante col punto luce dell'aureola che dimostra la santità di Maria mentre offre il Suo Figlio per la salvezza di tanti altri figli.

La Croce col Crocifisso si staglia maestosa in un paesaggio cupo, illuminato solo dalla luce del Redentore moribondo.

Nelle scene dell'Annunciazione, della Natività e dell'Assunzione di Maria, non sono presenti paesaggi, ma vi sono immortalati primi piani illuminati da una luce che unificano i personaggi con l'ambiente.

Teologicamente parlando, è interessante l'accostamento, nella stessa campata, delle scene delle Nozze di Cana e della Crocifissione: ricordano quella che San Giovanni Evangelista chiama la "sua ora": l'ora delle nozze di Cane, dove non era ancora giunta, ma, per la preghiera di Maria, operò il primo miracolo, manifestando la sua gloria ai discepoli.

E, accanto, vi è l'ora della Croce, nella quale il Cristo sarà glorificato e attirerà tutti a se'.

I diciotto affreschi che coprono le pareti delle navate laterali, di quattro campate ciascuna, con volta a crociera, più le due pareti interne della facciata principale, narrano la vita di Maria: dalla promessa della redenzione nel Paradiso terrestre alla glorificazione della Figlia di Sion. Esse costituiscono una vera e propria catechesi.

A commento di ogni raffigurazione, al di sotto della scena, sono riportate delle frasi tratte dalle Sacre Scritture o dagli scritti dei Padri della Chiesa.

A sinistra dell'ultima scena, ossia quella dell'Incoronazione di Maria, il Prayer ha posto un angelo con la lira, ai piedi del quale un rametto avvolge la scritta con la sua firma e la data del completamento: 5 novembre 1942.

Nella navata centrale si articola un'ulteriore ciclo pittorico, costituito da una catechesi che potrebbe esprimersi in un concetto: Maria cantata dai grandi Dottori della Chiesa e venerata dai santi più conosciuti nella devozione popolare.

Guardando dal fondo del Santuario, in senso orario, si notano delle lunette ogivali, all'interno delle quali sono contenute delle invocazioni tratte dalle litanie lauretanee (Mater purissima, Regina Angelorum, ecc...).

Ogni invocazione sottostà ad un simbolo intonato dall'espressione. Sempre guardando l'altare, e incominciando dal primo arco a sinistra dal fondo della chiesa, si possono ammirare nei soprarchi i Santi: Cecilia, Cosimo e Damiani, Isidoro, Luigi, Sebastiano, Francesco d'Assisi, Efrem il Siro, Cirillo d'Alessandria, Agostino, Bernardo, Caterina da Siena, Rocco, Teresa di Gesù Bambino, Giorgio, Giuseppe da Copertino e Rita da Cascia.

Ogni santo è indicato col suo nome e un'espressione ne esprime le caratteristiche. A mò di esempio, solo per citarne uno:

"Soli Domino decantabat: fiat cor meum immaculatum"

(Solo al Signore cantava: rendi il mio cuore immacolato).

Il riferimento è a Santa Cecilia.

Tali espressioni, poste accanto ai quattro Dottori della Chiesa degli ultimi due archi prima del presbiterio, non riguardano se' stessi, ma sono lodi alla Madonna, scaturite dalla loro riflessione teologica. Citando Agostino, a titolo esemplificativo, si legge:

Consolatrix afflictorum succurre miseris

(Consolatrice degli afflitti, soccorri i bisognosi)

Le pareti degli ultimi due archi sono affrescate con ghirlande di fiori e frutti, e, sempre guardando l'altare, quello di sinistra recas inciso il Magnificat e quello di destra la Salve Regina.