PATRONATI

sulla città di parabita

Fin da tempi remoti, la festa della Madonna della Coltura aveva luogo ogni anno, nella seconda domenica dopo Pasqua. A partire dal marzo del 1836 i parabitani ottennero dalla diocesi di Nardò il riconoscimento ufficiale della festa, permettendo di celebrarla con rito liturgico.  

La devozione esplose impetuosa nel diciannovesimo secolo; fino ad allora, però, ogni sabato era una continua processione di devoti che si recavano alla chiesetta a venerare la Madonna. 

L’antica città, però, vantava il patronato di due santi molto venerati nel Meridione d’Italia: san Sebastiano e san Francesco di Paola.

Il 9 giugno del 1846 alla Congregazione dei Riti, giunse la richiesta che la Vergine della Coltura fosse dichiarata patrona della città di Parabita. L’11 settembre del 1847 la Sacra Congregazione emise il decreto nel quale dichiarava Maria SS. della Coltura Patrona della città salentina.

Vista la crescente devozione del popolo parabitano nei confronti della dolce Signora della Coltura, su richiesta del sindaco di Parabita il dottore Benedetto Ferrari, fu concessa l’indulgenza per i nove sabati della novena dalla Sacra Congregazione per le indulgenze.

L’amore e la devozione del popolo parabitano verso la loro celeste Patrona crescono di giorno in giorno; il culto inizia a diffondersi in tutta la regione salentina, i fedeli accorrono devoti a Parabita da paese lontani a venerare la sacra immagine che miracolosamente il vecchio agricoltore trovò nei campi parabitani.

Mentre il santuario non è ancora completato, il 16 giugno del 1930 venne aggregato alla Patriarcale Basilica Liberiana di santa Maria Maggiore.

In occasione del primo Congresso mariano diocesano, l’allora vescovo monsignor Francesco Minerva il 16 maggio del 1948, elevò il santuario della Madonna della Coltura a ‘primo santuario di tutta la Diocesi’ e a conclusione del Congresso, la sacra immagine della Vergine fu solennemente incoronata dal cardinale Alessio Ascalesi, arcivescovo di Napoli e legato pontificio.

«Nardò. Gli abitanti di Parabita, paese della diocesi di Nardò, che onorano con pia devozione la Beatissima Vergine Maria, la cui immagine venerano col comune titolo della Coltura nella sua propria chiesa sita presso le mura dello stesso paese, il 12 marzo 1836 chiesero alla Congregazione dei Sacri Riti, col consenso del Vescovo di Nardò, che, in considerazione della loro particolare devozione alla Vergine fosse confermata loro precipua patrona e che il clero avesse facoltà di recitare l’ufficio e di celebrare la messa come nella festa del patrocinio della Vergine. La Sacra Congregazione, riunita in seduta ordinaria presso il palazzo Vaticano, ritenne di rispondere così alla mia relazione in qualità di Segretario: Riguardo al primo punto, che si tenesse una elezione canonica secondo i decreti di Urbano VIII e che venisse registrata; riguardo al secondo punto, con la concessione solo del rito doppio maggiore. Poiché la loro devozione continua ad aumentare, spinti da più saggio consiglio, decisero di condurre a termine l’iniziativa. In osservanza della prescrizione della Sacra Congregazione, chieste le lettere postulatorie del Vescovo di Nardò, il 24 maggio 1846 tutto il clero, riunito presso la chiesa parrocchiale di san Giovanni Battista, con votazione segreta, espresse parere unanime. Unanime fu pure il consenso dei Decurioni convenuti con molti cittadini l’8 maggio dello stessa anno. Questi, inoltre, da un sondaggio fatto tra la popolazione allo scopo di esplorare gli animi, ebbero il medesimo parere. Infine, la famiglia religiosa dei Minori Alcantarini, il 28 maggio del corrente anno, riunita in consiglio, espresse la stessa opinione. I singoli atti di questa elezione canonica, avvenuta legittimamente, furono esibiti alla Sacra Congregazione. Questa riunita in seduta ordinaria al palazzo del Quirinale, dopo avere accuratamente esaminato e ponderato ogni cosa, ritiene di rispondere con la concessione della conferma alla relazione del card. Costantino Patrizi, che faceva le veci del Vicario dell’Urbe e del card. Gabriele Ferretti, Proponente. 11 settembre 1847. Fatta da me segretario una fedele relazione su queste cose al Pontefice Pio XI, sua Santità benignamente diene il suo consenso e confermò il rescritto della Sacra Congregazione, assegnando agli abitanti di Parabita la Beatissima Vergine Maria come precipua loro patrona, con l’ufficio e la messa già assegnati nella seconda domenica dopo Pasqua con rito doppio di prima classe con ottava, nel rispetto delle rubriche. 17 settembre 1847».


Sugli agricoltori

Da sempre, la Vergine della Coltura ha avuto un ruolo di primo piano nella vita degli agricoltori della città di Parabita e dei paesi vicini.

Il 1 maggio del 1981 si organizzò una giornata di studio per i dirigenti e gli assistenti ecclesiastici della Coldiretti della provincia di Lecce. L’allora arcivescovo di Lecce, monsignor Michele Mincuzzi, ribadì il proposito di proclamare la Vergine della Coltura patrona degli agricoltori della provincia di Lecce e Brindisi.

Papa Giovanni Paolo II, con Lettera Apostolica del 18 febbraio 1982, proclamava la Madonna della Coltura Alma Patrona presso Dio degli agricoltori e dei coldiretti  delle provincie civili di Brindisi e Lecce.

San Giovanni Paolo II scrisse: «Non v’è dubbio, molte tra le forme di devozione alla Beatissima Vergine Maria che la Chiesa ha approvato, tenuto conto dell’indole e del carattere dei fedeli, come pure delle condizioni di tempi e luoghi, mentre da una parte mirano ad onorare la Madre, dall’altra si prefiggono di far conoscere, amare, glorificare il Figlio, sì che i suoi comandamenti siano osservati (cfr. LG, 66 a. ) dai cristiani ancora pellegrini ed immersi nei pericoli e nelle difficoltà dell’esistenza umana. È dunque a giusta ragione che si mantenga e si favorisca anche quello speciale culto di venerazione tributato alla Beata Vergine Maria col titolo “Madonna della Coltura” da tanto tempo ed assiduamente, non solo dalla diocesi di Nardò dove, e precisamente in Parabita, si trova un tempio a Lei dedicato, ma anche da tutto il popolo ed il clero della provincia ecclesiastica salentina. Per questo motivo, l’eccellentissimo arcivescovo di Lecce, unitamente ai vescovi della provincia ecclesiastica, ha imitato il saggio esempio del vescovo di Nardò. Infatti, dopo il voto unanime del clero e del popolo salentino, ha approvato la scelta della Vergine Maria con il sullodato titolo quale patrona degli agricoltori- i coltivatori diretti- delle provincie civili di Brindisi e Lecce, ed or non è molto, ha chiesto che quanto da lui già fatto a tale prospetto nell’ambito delle sue competenze, venisse confermato da forme stabili. Noi, dopo il parere favorevole della Sacra Congregazione per i sacramenti e il Culto Divino, tutto essendo stato compiuto secondo le norme del diritto, in forza della Nostra Autorità Apostolica, confermiamo la scelta della Vergine Maria con il titolo di “Madonna della Coltura” quale alma patrona presso Dio degli agricoltori-coltivatori diretti delle provincie civili di Brindisi e Lecce, con l’aggiunta di tutti i diritti e i privilegi liturgici secondo l’Istruzione della medesima sopraddetta Congregazione -sui calendari particolari e i propri degli uffici e delle messe da revisionare- n° 30. Nonostante qualsiasi disposizione contraria. Vogliamo inoltre che la Nostra lettera sia osservata scrupolosamente e abbia valore perpetuo. Dato a Roma, presso San Pietro, sotto l’Anello del Pescatore, il giorno 18 del mese di febbraio dell’anno 1982, quarto del Nostro Pontificato. Card. Agostino Casaroli».


si affidano a maria...

le tabacchine

Uno dei Sabati Maggiori dedicati alla Madonna della Coltura era riservato alle lavoratrici del tabacco, comunemente conosciute come tabacchine. Le ragazze parabitane di questo settore affidavano la loro vita e il loro duro lavoro alla potente protezione della Beata Vergine Maria della Coltura, accorrendo numerose al Sabato loro dedicato. Nel tempo, essendo venuta meno questa categoria nella nostra comunità cittadina, si è andato via via affievolendo questo patrocinio locale, fino a scomparire ai giorni nostri.


i cavamonti

I Cavamonti, nel volgo popolare detti "zoccatori", sono coloro che estraggono e lavorano la pietra nelle locali cave. A questa importante categoria, nell'ambito dei festeggiamenti in onore della Madonna della Coltura, viene ritagliato un giorno dedicato esclusivamente al loro lavoro, il martedì dopo la festa Patrona.