IL MONOLITO

Nel 726 Leone III l'Isaurico imperatore d'Oriente diede il via all'iconoclastia (persecuzione delle immagini sacre): il culto delle icone fu vietato, i monaci Basiliani che di questo culto avevano fatto una regola di vita, per continuare la loro tradizione, scapparono in Occidente ed approdarono sulle sponde del Salento. 

Qui stazionarono per molto tempo ma, quando iniziarono le incursioni Saracene, furono costretti a scappare ancora portando con sè le immagini sacre, quelle che potevano trasportare; nascosero le altre più voluminose e pesanti sotterrandole, forse con la speranza di poterle recuperare in tempi più propizi. Così fu anche per il Monolito della Madonna della Coltura che la tradizione vuole sia stato rinvenuto da un contadino mentre arava il suo campo in contrada "Pane": l'aratro toccò qualcosa bloccandosi, i buoi non riuscirono a procedere e si inginocchiarono, egli scavò e portò alla luce la Sacra Immagine.

Dopo un plausibile momento di emozione, corse in paese per dare la notizia alla cittadinanza. Tale evento è rimasto radicato nella tradizione locale tanto che, ogni anno, durante la Festa Patronale che si svolge gli ultimi sabato, domenica e lunedì di maggio, giovani del paese disputano una gara podistica, nota come "a corsa ti curraturi", ripetendo il percorso che fece quel contadino dal suo campo fino in paese. Il ritrovamento avvenne probabilmente nella seconda metà del XIV secolo se già alla fine di quel secolo si ha notizia di una Cappella dedicata alla Madonna. Il Monolito fu inizialmente portato nella Chiesa Matrice ma la leggenda dice che stranamente il giorno dopo fu ritrovato in un terreno fuori le mura. Il fatto fu interpretato come la volontà della Madonna che il suo Tempio fosse costruito in quel luogo e lì si eresse la prima chiesetta. Così nacque il culto della Madonna della Coltura.

il nome

Sulla etimologia del nome due sono le ipotesi più accreditate: una, con riferimento al fatto che la Madonna fu trovata in campagna da un agricoltore, vuole che il termine sia derivato da "Cuddhura", antica unità di superficie di terreno seminativo. (Ancora oggi qualche contadino dice "tegnu na cuddhura te terra"). Un'altra ritiene che "Cutura" sia una derivazione del termine greco "Collura", che significa pane, forse in nome della tradizione secondo la quale durante la festa della Madonna, si distribuivano i "Panetteddhri", pane benedetto, oppure perchè "Pane" era il nome della contrada del miracoloso ritrovamento.

La prima chiesetta subì nel tempo varie ristrutturazioni, nel '600 le fu dato un aspetto Barocco che le rimase fino al 1913, anno in cui in seguito alle condizioni statiche precarie fu abbattuta perché fosse eretto il nuovo Santuario su progetto dell'Architetto Napoleone Pagliarulo.

iscrizioni greche

Nella parte posteriore e laterale del Monolito, si trovano degli decorazioni con al centro la croce alberata e alcune iscrizioni in greco, probabilmente le uniche parti rimaste intatte.

Nella parte retrostante l'immagine della Vergine, in mezzo ad una decorazione a volute vegetali, campeggia una figura circolare quadripartita "in decusse" con al centro una croce ad estremi tribolati e fioriti, circondata da lettere greche accompagnate dal segno di abbrevicazione.

Un secondo gruppo di lettere greche si trova negli altri due lati paralleli.
L'uso delle lettere abbreviate è una caratteristica dell'arte bizantina: gli iconografi orientali, attenti al contenuto quanto alla tecnica pittorica, si sono fatti accorti predicatori del Vangelo, attraverso brevi messaggi, sintetizzati nelle sigle che puntualmente accompagnano le immagini sacre. La presenza della croce è il segno più frequente e più importante dell'iconografia cristiana. La Croce di Cristo è il segno della vittoria del Figlio di Dio sul peccato e sulla morte. Questa vittoria è espressa dalle prime quattro sigle:

IC.  'Ιησούς  GESU'
XC.  Χριστός  CRISTO
N. K.  Νικà   VINCE

La seconda sigla presenta una serie di quattro lettere:

X.    Χριστός   CRISTO
X.  Χριστιανοίς   AI CRISTIANI
X.   χάριν   LA GRAZIA 
X.   χάρίζει  DONA

Questa frase presenta, in sintesi, la funzione soteriologica, ossia di salvezza, che Cristo opera con la sua incarnazione, morte e risurrezione nella storia dell'uomo. Gesù è il salvatore del mondo che continua a donare la sua Grazia per rendere tutti gli uomini partecipi della salvezza operata sulla croce. Questa sigla è anche presente in varie iscrizioni dei monasteri del monte Athos.

Le lettere che si trovano nella parte inferiore del disegno, sotto il patibulum della croce sono:

Φ.    Φὦς  LA LUCE
X.   Xριστσὗ   DI CRISTO
Φ.    Φαἰνει   ILLUMINA
π.    πἄσι   TUTTI

E' una formula dell'antica liturgia di san Basilio, frequente soprattutto nelle liturgie del lucernario. Cristo si rivela ai popoli come luce del mondo: la liturgia lo acclama così proprio la notte di Pasqua, quando la comunità benedice il nuovo fuoco e pone il cero pasquale al centro del mistero della salvezza operata da Cristo per l'umanità intera.

Sull'ultima fila di lettere, possiamo leggere:

T.  Tἦρησoν  BENEDICI
Θ.   Θεoυἦτηρ  O MADRE DI DIO
K.  Kυριαkἦν   DEL SIGNORE
Λ.   Λἁνραν   LA CASA

Diversi esperti consultati attestano che quest'ultima iscrizione si trovano solo sul monolito parabitano. Considerando la posizione che la pietra, e quindi la pittura, dovevano occupare quale stipite dell'ingresso di una laura monastica, risulta comprensibile l'iscrizione che saluta e invoca la protezione della Madre di Dio su coloro che abitavano o si recavano presso quel cenobio.

Le incisioni sui due lati del monolito, il destro originale e il sinistro malamente riprodotto, ripropongono le iniziali già riscontrate finora, a mò di cornice della croce fiorita, ma con una diversa posizione. Tra queste iniziale non compaiono le ultime poc'anzi riportate.
Il cambiamento della posizione delle lettere non cambia il significato del messaggio. Infatti, tracciando delle linee che uniscono in modo chiasmico le iniziali poste all'estremità e quelle subito più interne, il significato e la sequenza delle incisioni darà il medesimo risultato come prima.