La storia del Monolito della Madonna della Coltura racconta di un incontro tra fede e lavoro, tra cielo e terra, che ancora oggi parla al cuore di chi cerca Dio nei solchi concreti della vita quotidiana.
La Madonna della Coltura non è solo la protettrice dei campi, ma anche il simbolo di una fede che si intreccia con la fatica, la speranza e il rispetto della creazione. È un titolo mariano a vocazione agricola, vicina al mondo umile di chi semina e raccoglie, di chi conosce il valore del tempo, della pazienza, della cura.
In questo messaggio profondissimo ritroviamo oggi, in maniera sorprendente, l’appello che Papa Francesco lancia a tutta l’umanità: riscoprire un rapporto nuovo e più autentico con il creato.
Nell’enciclica Laudato si’ e, più recentemente, nel documento Laudate Deum, il Pontefice ci ricorda che la Terra è una casa comune affidata alla nostra responsabilità.
Non possiamo trattarla come un bene da sfruttare senza misura; siamo chiamati a coltivarla e custodirla, come fece Adamo nel giardino dell’Eden, con amore e rispetto.
Papa Francesco scrive:
In questo senso, la spiritualità della nostra Basilica appare oggi quanto mai attuale: non si tratta solo di onorare un’antica tradizione, ma di ascoltare un invito pressante alla conversione ecologica.
La pietra su cui è dipinta l’immagine di Maria ci ricorda che la fede deve essere incisa nella materia viva del mondo: nei campi che coltiviamo, nell’acqua che beviamo, nell’aria che respiriamo, negli animali e nelle piante che ci accompagnano nel cammino della vita.
La devozione alla Madonna della Coltura ci insegna anche il valore della cura, che è il cuore stesso dell’ecologia integrale.
Cura dei campi, certo, ma anche cura delle relazioni, delle comunità, delle generazioni future.
Coltivare non è solo un gesto agricolo: è una metafora potente di quello che dovremmo fare ogni giorno — coltivare la pace, coltivare la speranza, coltivare la fraternità.
E non è un caso che il grande evento di grazia della Chiesa, il Giubileo 2025, abbia come tema “Pellegrini di Speranza”.
Siamo invitati a camminare insieme, come pellegrini, affidandoci a Dio e impegnandoci concretamente a rendere il mondo un luogo più giusto, più bello, più vivibile per tutti.
Davanti alla Madonna della Coltura, davanti a quel monolito che ha visto generazioni di fedeli inginocchiarsi e pregare, risuona oggi più forte che mai la domanda di Papa Francesco:È una domanda che non può lasciarci indifferenti.
È una domanda che ci chiede di rispondere non solo con parole, ma con scelte concrete.
E forse, proprio ripartendo dalla sapienza semplice e profonda dei nostri padri — che guardavano alla Madonna come guida nei lavori della terra — possiamo riscoprire il senso pieno di essere cristiani oggi:
coltivatori di vita, custodi della Terra, seminatori di speranza.