Un cuore trafitto da una spada: il culto alla Vergine Addolorata

Veder morire un figlio è per una madre il dolore più atroce che ci sia: non vi sono parole che possano consolare. Il corso dell'umana natura prevede di poter morire dopo aver generato, allevato ed educato, l’erede e il continuatore della sua umanità; vedere, invece, morire il figlio mentre lei resta ancora in vita, quel figlio al quale avrebbe voluto ridare altre cento volte la vita e magari sostituirsi ad esso nel morire.

Ma non fu solo per la repentina condanna a morte: il dolore provato da Maria fu l’epilogo di un lungo soffrire, in silenzio e senza sfogo, conservato nel suo cuore, iniziato da quella profezia del vecchio Simeone pronunziata durante la Presentazione di Gesù al Tempio: “E anche a te una spada trapasserà l’anima”.

La pena di Maria fu tanto maggiore delle pene degli altri martiri, quanto è maggiore il dolore che può cagionare un Dio crocifisso che un uomo che crocifigga, più la mano di Dio che la mano di un uomo, più un Soggetto incarnato che un soggetto terreno. Perciò il serafico san Bonaventura giunge a preferire il dolore di Maria al dolore di Cristo medesimo! Poiché le piaghe divise nel Corpo di Gesù, furono invece unite, e perciò di dolore più intenso, nel Cuor di Maria. Tuttavia si ha a ritenere più vero con l’Angelico, che fosse maggiore il dolore di Cristo, poiché patì nell’anima e nel corpo; laddove Maria patì solo nell’anima.

La memoria della Vergine Addolorata è un invito rivolto ai fedeli per meditare il momento decisivo della storia della salvezza e a venerare la Madre associata alla Passione del Figlio e vicina a lui innalzato sulla croce.
Questa ricorrenza fu introdotta nel calendario romano da 
Pio VII nel 1814, ma la devozione alla Madonna Addolorata prese piede già a partire dalla fine dell’XI secolo.
Testimonianza di questa devozione è il popolarissimo Stabat Mater in latino, attribuito a Jacopone da Todi.

A seguito della fondazione dell’Ordine dei frati “Servi di Maria” (1233) si intensificò e si diffuse il culto dell’Addolorata. Il 9 giugno del 1668, la Sacra Congregazione dei Riti permetteva all’Ordine servita di celebrare la Messa votiva dei sette Dolori della Beata Vergine, facendo menzione della particolarità dell’abito nero, simbolo della vedovanza di Maria e dei dolori che essa sostenne nella passione del Figlio.
Nel 1714 la Sacra Congregazione approvò una celebrazione dei Sette Dolori di Maria, fissando la data al venerdì precedente la Domenica delle Palme e papa Pio VII, il 18 settembre 1814 estese la festa liturgica nella terza domenica di settembre a tutta la Chiesa.

Sarà con papa Pio X che si fissò la data definitiva al 15 settembre, subito dopo la celebrazione dell’Esaltazione della Croce (14 settembre), con memoria non più dei “Sette Dolori”, ma più opportunamente come “Beata Vergine Maria Addolorata”.

I Sette Dolori di Maria, corrispondono ad altrettanti episodi narrati nel Vangelo:
1) La profezia dell’anziano Simeone, quando Gesù fu portato al Tempio “E anche a te una spada trafiggerà l’anima”;
2) La Sacra Famiglia è costretta a fuggire in Egitto “Giuseppe destatosi, prese con sé il Bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto”;
3) Il ritrovamento di Gesù dodicenne nel Tempio a Gerusalemme “Tuo padre ed io angosciati ti cercavamo”;
4) Maria addolorata, incontra Gesù che porta la croce sulla via del Calvario;
5) La Madonna ai piedi della Croce in piena adesione alla volontà di Dio, partecipa alle sofferenze del Figlio crocifisso e morente;
6) Maria accoglie tra le sue braccia il Figlio morto deposto dalla Croce;
7) Maria affida al sepolcro il corpo di Gesù, in attesa della risurrezione.